L’antigiudaismo cristiano

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Le vessazioni a cui fu sottoposto il popolo ebraico in epoca antica avevano cause perlopiù di tipo ideologico, che aggravavano gli scontri bellici già diffusi tra le popolazioni dell’Asia Minore. I fondamenti per un duraturo antisemitismo, destinato a persistere nel lungo periodo e ad avere sviluppi di vario genere, si posero con il diffondersi del cristianesimo, tra il I e il IV secolo, parallelamente alla formazione dell’identità cristiana e al suo confronto-scontro con quella ebraica.
L’antigiudaismo cristiano prese le mosse a partire dall’accusa di deicidio e si sviluppò secondo la teoria della sostituzione[8], secondo cui il cristianesimo doveva prendere il posto degli ebrei come popolo eletto. In altri termini, il cristianesimo di poneva come unico erede dell’ebraismo.

Assassino di Gesù, del Cristo-Messia, assassino dell’Uomo-Dio, DEICIDA! Tale è l’accusa lanciata contro tutto il popolo ebraico, senza riserve, senza distinzione alcuna, dalla violenza cieca delle masse ignoranti, strettamente collegata alla fredda scienza dei teologi. Accusa fondamentale, alla quale è legato il tema del castigo capitale, della terrificante maledizione che pesa sulle spalle di Israele, che spiega (e giustifica in anticipo) il suo misero destino, le sue prove più crudeli, le peggiori violenze commesse contro di lui, i fiumi di sangue che sgorgano dalle sue piaghe vive e di continuo riaperte[9].

Gli ebrei, poiché avevano rifiutato Cristo ed erano responsabili della sua morte (deicidi), non erano più il popolo eletto da Dio, che li aveva puniti attraverso la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la deportazione (70 d.C.) e li aveva sostituiti con i cristiani, diventati attraverso Gesù il verus Israel. Tuttavia, gli ebrei non dovevano essere né sterminati né cacciati, in quanto la loro condizione di esilio e di discriminazione, degradata e infelice, costituiva la prova vivente del castigo divino e dunque della verità del cristianesimo[10].

Approfonditi studi sui legami nell’antichità del cristianesimo con l’ebraismo, sono stati compiuti da Jules Isaac, ebreo francese la cui famiglia era stata sterminata ad Auschwitz[11].

Così ha cominciato a formarsi nella coscienza cristiana (se così ardisco chiamarla) il tema del Crimine, dell’Indegnità, della Maledizione, del Castigo d’Israele, castigo collettivo come collettivo lo stesso crimine, riunendo in un tutto «l’Israele carnale», l’Israele decaduto, condannato, l’Israele-Giuda, l’Israele-Caino. Tema che si riallaccia, senza confondersi, con un altro tema divenuto tesi dottrinale, quella del Popolo-Testimone. Riservato da Dio, aveva detto l’ebreo san Paolo, per la pienezza della conversione finale. Miserabile testimone «della propria iniquità e della nostra verità» dice S. Agostino trecento cinquant’anni dopo, e segnato da Dio come Caino con un marchio che ad un tempo lo preserva e lo contraddistingue, lo addita alla esecrazione del mondo cristiano[12] .

Nel IV secolo, nella preghiera del venerdì santo entrarono i “perfidi giudei”; ricorrente in vari riti e bolle papali nel corso dei secoli, questa espressione fu eliminata solo nel 1959, non senza che rimanessero formule ambigue in certe preghiere.
Sempre tra il IV e il V secolo visse Sant’Agostino, la figura che diede la spinta più importante all’elaborazione di una dottrina organica contro gli ebrei.

Gli ebrei, ritenuti collettivamente colpevoli dell’uccisione dell’uomo Gesù «perché non capirono il Dio», non dovevano essere eliminati (come gli altri idolatri o “eretici”) ma […] dovevano continuare a vivere come pària, marchiati ma non uccisi, puniti per l’eternità, per testimoniare, con i loro testi sacri, che essi, spiritualmente ciechi, non erano in grado di leggere la verità del cristianesimo. […] la sprezzante dottrina di Agostino sugli ebrei, “schiavi dei cristiani”, rifletteva il pensiero di una Chiesa che, sicura e trionfante perché aveva conquistato una posizione di privilegio e di forza politica, non temeva più la concorrenza della religione rivale.[13] .


Tortura dell’ebreo (particolare), affresco di Piero Della Francesca, Basilica di San Francesco (Arezzo), 1452-1466

L’antisemitismo cristiano che allora si diffonde è essenzialmente un fatto teologico, si potrebbe dire anche “ecclesiastico”, “clericale”. E il fondamento di questo antisemitismo teologico è l’accusa di deicidio. […] L’antisemitismo potrà diffondersi e variare nelle epoche seguenti: fin dal IV secolo, trova il suo modello compiuto. Sotto l’influenza dei Padri della Chiesa, […] la legislazione imperiale tende a modificarsi a danno degli Ebrei, ad assumere persino il tono della polemica antiebraica. Vengono in seguito le violenze materiali: sinagoghe confiscate, incendiate, distrutte, talvolta per istigazione delle autorità ecclesiastiche. […] Nelle masse popolari cristiane […] tutto concorre a formare questa mentalità antiebraica, imbevuta s’un sacro orrore per “il popolo deicida”. Man mano che si costituisce e si accresce la meravigliosa liturgia cristiana, così ricca di fascino, i canti e le preghiere, le letture e le omelie ricordano con insistenza “l’odioso crimine perpetrato dagli Ebrei”[14].

Nel 313 l’editto di Milano emanato dall’imperatore Costantino aveva garantito piena libertà di culto e aveva ordinato ai governatori delle province di restituire ai cristiani i beni loro confiscati. Con questa scelta politica, la Chiesa era inserita nello Stato e il cristianesimo accelerava la sua diffusione. Ciò fu l’inizio di una serie di conseguenze negative per gli ebrei: nel 339, Costanzo II, figlio di Costantino, emanò una legislazione antigiudaica, specie contro i matrimoni misti; Teodosio, con l’editto di Tessalonica del 380, proclamò il cristianesimo l’unica religione consentita entro i confini dell’Impero.
Gli ultimi anni dell’impero romano furono il preludio a nuove epoche assai difficili per gli ebrei: il pregiudizio antigiudaico di matrice cristiana si sarebbe diffuso con enorme rapidità.

[8] Si veda la sezione sui Rapporti ebrei-cristiani, paragrafo “L’Impero Romano”.
[9] Jules Isaac, Gesù e Israele, Nardini Editore, Firenze, 1976, p. 239.
[10] Marina Caffiero, Storia degli ebrei nell’Italia moderna. Dal Rinascimento alla Restaurazione, Carocci, Roma, 2014, p.22.
[11] Si veda l’unità sui Rapporti ebrei-cristiani, paragrafi “Gesù” e “La Dichiarazione Nostra Aetate”.
[12] Jules Isaac, Gesù e Israele, Nardini Editore, Firenze, 1976, p. 245.
[13] Maurizio Ghiretti, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Bruno Mondadori, Milano, 2002, p. 48-49.
[14] Jules Isaac, Gesù e Israele, Nardini Editore, Firenze, 1976, p. 246-248.

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