L’età moderna nell’Europa centro-orientale
Gran parte dell’Europa orientale ha avuto un percorso storico diverso da quello attraversato dalla parte occidentale del continente. La formazione degli stati nazionali ha avuto un processo più lento, condizionata dai grandi imperi che dominavano questi territorio: quello russo a est, i possedimenti degli Asburgo d’Austria al centro, i dominatori turco ottomani nell’area meridionale. Questo diverso percorso ha influito anche sul destino degli ebrei: vi sono stati momenti felici, come alcune fasi della civiltà yiddish fiorita in Polonia e nelle zone limitrofe[35], ma anche numerosi episodi di antisemitismo.
Nei possedimenti asburgici (Austria, Boemia, Moravia, ecc.) nel ‘500 e nel ‘600 le comunità ebraiche furono colpite da espulsioni, restrizioni, imposizioni fiscali straordinarie, sebbene le politiche degli imperatori furono di diverso segno. Nel 1421 vi fu la cacciata degli ebrei da Vienna, cui seguirono le espulsioni da Linz, Colonia, Augusta, Baviera, Moravia. Nel Cinquecento il fenomeno si allargò coinvolgendo anche numerose città della Germania e della Svizzera.
In alcune aree dell’Impero si svilupparono fiorenti comunità. Tuttavia, i cambiamenti politici imposti dalle guerre di religione tra ‘500 e ‘600 portarono a diversi atteggiamenti nei confronti degli ebrei. La fine della Guerra dei Trent’anni nel 1648 segnò l’inizio di un nuovo ciclo di espulsioni, pur lasciando che si formassero alcune isole felici.
In Polonia, i sovrani riservarono agli ebrei tolleranza e autonomia. L’odio antiebraico si sviluppò nella popolazione contadina: spesso il padrone era ignoto e l’astio veniva dirottato verso gli ebrei, indicati come privilegiati e sfruttatori.
Nel 1648, all’inizio di un periodo di disordini sociali e rivoluzionari per l’intera Europa, i cosacchi dopo l’ennesima repressione polacca si ribellarono. […] Insieme ai contadini ucraini e ai tartari della Crimea si scagliarono contro i polacchi e gli ebrei, […] doppiamente nemici, di classe e di religione[36].
Nel corso di tre successive spartizioni (1772, 1793, 1795) la Polonia fu smembrata e il suo territorio occupato da Austria, Prussia e Russia. Quest’ultimo fu il Paese dove si sviluppò il maggiore antisemitismo: gli zar, sulla scia della tradizione bizantina tenuta viva dalla Chiesa ortodossa, avevano vietato agli ebrei di risiedere in territorio russo; “ereditate” le comunità polacche, limitarono il loro diritto a stabilirsi in un’area racchiusa tra Ucraina, Bielorussia, Lituania e Polonia.
[35] Si veda l’unità sulla Diaspora, paragrafo “Il mondo yiddish”.
[36] Maurizio Ghiretti, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Bruno Mondadori, Milano, 2002, p. 131.