La Shoah

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La Shoah, in ebraico “distruzione”, fu l’esito della politica antisemita attuata in Germania dopo l’avvento al potere di Hitler.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con l’invasione tedesca della Polonia il 1 settembre 1939, il Reich si ritrovò all’interno dei propri confini oltre 3 milioni di ebrei che si aggiungevano ai circa 400mila già presenti. Per isolarli dal resto della popolazione e controllarli meglio, Hitler decise di ripristinare i ghetti, con norme ancor più severe delle epoche precedenti e condizioni igienico-sanitarie estremamente precarie. Migliaia di persone morirono in questi ghetti per fame e malattie.

La “soluzione finale” (lo sterminio degli ebrei) fu studiata nel 1941, alla vigilia dell’apertura del fronte orientale, per essere poi varata in occasione della Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942. In questa sede, Reinhard Heydrich, capo dell’Ufficio centrale per la sicurezza nazionale, della polizia e dei servizi segreti dello Stato nazionalsocialista, aveva indetto una “colazione di lavoro”. L’approccio, infatti, non ebbe la valenza drammatica rimasta nella storia: l’annientamento degli ebrei era una tragedia già in atto; le tredici alte personalità della burocrazia e dello Stato nazista che vi parteciparono ascoltarono Heydrich che parlava della “questione ebraica” da avviare a soluzione definitivamente[56].

Verso la fine del 1942, a Chelmno, fu avviato il primo campo organizzato per uccidere con l’ossido di carbonio. Dall’inizio del 1942 i campi di sterminio intrapresero la loro opera di distruzione sistematica: Belzec, Sobibor, Treblinka, Majdanek, Auschwitz; a questi si aggiungevano i vari campi di concentramento. Erano sparsi soprattutto in territorio polacco, ma si trovavano anche in altre zone dell’Europa centro-orientale. Anche a Trieste, area sotto l’amministrazione militare tedesca ma territorio italiano, ci fu un campo di concentramento, la Risiera di San Sabba[57]; qui non c’erano camere a gas, ma venne messo in funzione un forno crematorio.

Dal 1942, dunque, iniziò la deportazione sistematica degli ebrei di tutti i paesi sottoposti al dominio della Germania nazista. I trasferimenti avvenivano mediante vagoni piombati in condizioni di estrema precarietà, senza cibo né acqua; i viaggi spesso duravano alcuni giorni. Non di rado capitava che alcune persone perdessero la vita già in questa fase. Una volta nel lager, i più deboli, gli anziani, i bambini, i malati erano mandati direttamente a morire nelle camere a gas. Gli altri erano costretti ai lavori forzati in condizioni disumane e le probabilità di sopravvivenza erano assai limitate.

Dopo il silenzio Durata:00:13:45 Servizio Sorgente di vita Andato in onda: 24/01/2016

Storie della ShoahSt 1968 Arnoldo Foà intervista Otto Frank
Arnoldo Foà intervista Otto Frank sul celebre diario tenuto dalla figlia Anna, morta giovanissima a Bergen-Belsen nel 1945: nel dopoguerra la pubblicazione del testo fu fondamentale per far comprendere in tutto il mondo la tragedia dell’Olocausto.

“I HAVE A MESSAGE FOR YOU” – in francese con sottotitoli in inglese

[56] Wolfgang Benz, L’Olocausto, Bollati Boringhieri, Torino, 1998, p. 9-11.
[57] http://www.risierasansabba.it/home/

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