Le tappe di una storia – Il Medioevo

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In seguito a questa spartizione [la divisione tra Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente nel 395], gli ebrei dell’Impero presero strade separate. […] Sulle provincie occidentali si abbatté presto la minaccia dei barbari. […] L’universo giudaico-romano si trovò a un bivio. Da quel momento i suoi due ceppi – quello latino e quello greco – furono geograficamente separati e vissero l’ebraismo in maniera diversa[13].

Le invasioni barbariche e le novità della società medievale condizionarono nuovamente la vita degli ebrei, spingendoli spesso a trasferirsi in zone più vivibili o dove potessero essere maggiormente tollerati[14]. In questo quadro, la vita degli ebrei fu sempre caratterizzata dall’attività commerciale, che contribuì al loro peregrinare in giro per il mondo. Nel Medioevo, ricoprire cariche politiche e militari in molti casi era precluso agli ebrei; la vita agricola inoltre poco si confaceva alla religione ebraica, soprattutto poiché l’organizzazione della società rurale basata sul feudalesimo non offriva possibilità d’alcun genere a un non-cristiano. Da qui la tendenza l’intento a specializzarsi nel commercio[15], oltreché nell’artigianato, e ad accettare i sacrifici che esso imponeva, come i continui spostamenti, cui invece erano poco propense altre categorie, specialmente nel contesto della società medievale.

A partire dalla metà dell’VIII secolo gli ebrei residenti in Mesopotamia e Persia lasciarono i villaggi rurali e si trasferirono nelle città e nei centri urbani di nuova formazione. […] l’immigrazione nelle città coincise con il fatto che l’agricoltura non era più la principale occupazione e fonte di reddito degli ebrei del Medio Oriente. Gli ebrei che vivevano nelle città intraprese una grande varietà di attività che comprendeva mestieri artigianali, commercio, prestito di denaro, esazione di imposte, mansioni burocratiche nell’apparato statale e professione medica. […] Nel 900 la maggior parte degli ebrei stanziati in Mesopotamia, Persia, Siria, Libano e Nord Africa aveva ormai completato la transizione dall’agricoltura[16].

Le principali rotte commerciali del Medioevo e dell’età moderna divennero così sedi privilegiate per la presenza di ebrei: città portuali e aree strategiche furono mete sempre più gettonate nei fenomeni migratori. In Italia Venezia e le altre Repubbliche marinare, nonché numerose città sull’Adriatico (Trani, Bari, ecc.) videro costituirsi nuclei ebraici sempre più consistenti. “Da Bari uscirà la legge e la parola di Dio da Otranto” diceva il rabbino francese Tam di Posquières nel XII secolo, alludendo alla diffusione della cultura ebraica e delle scuole talmudiche in Puglia. In tutto il Mediterraneo, ampie aree dell’Europa meridionale e occidentale videro stabilirsi una presenza ebraica talvolta inedita.

Benvenuti al Sud (un itinerario ebraico tra Puglia e Basilicata) Durata:00:08:17 Sorgente di vita del 07/04/2014

L’insediamento degli ebrei in Inghilterra fu il punto culminante del movimento che aveva portato la massa del loro popolo dall’Oriente verso l’Occidente, trasformandoli da Asiatici in Europei. […] A partire dall’XI secolo, la Francia, la Germania e i paesi vicini dovevano dividere con la penisola iberica l’egemonia della vita ebraica. Le comunità continuarono a esistere in numero tutt’altro che disprezzabile nel Levante – nell’Impero bizantino, in Mesopotamia, in Arabia, in Egitto, in Persia – ed ancora più ad est, in India e in Cina[17].

L’Asia Centrale e l’Estremo Oriente ebbero una storia diversa e lontana da quella che siamo abituati a studiare sui libri di scuola. Eppure, le rotte commerciali e le esigenze di sopravvivenza portarono gli ebrei anche in queste terre così remote. Emblematica la storia della Cina, le cui ondate migratorie degli ebrei possono essere qua sintetizzate con un quadro schematico per un approccio simbolico a quest’area del mondo.

Le prime tracce di una presenza ebraica risalgono già all’VIII secolo, quando alcuni Ebrei dell’Africa del Nord e dell’Asia Minore si stabilirono nella città di Kaifeng, dove si specializzarono nella lavorazione dei tessuti e nel 1163 costruirono la prima sinagoga. Nei secoli successivi, però, questa comunità cadde progressivamente in decadenza: come spiega l’Encyclopaedia Judaica, gli Ebrei di Kaifeng erano isolati dagli altri centri dell’ebraismo, così nel XIX secolo era rimasta conservata solamente una conoscenza sommaria delle proprie origini e delle sinagoghe non restavano che delle rovine. Le famiglie qui residenti, infatti, avevano adottato costumi e nomi cinesi: era così possibile trovare le famiglie Chang, Chao, Chin, Li, Mu o Yen, discendenti di quegli Ebrei arrivati secoli prima, ma ormai con pochi segni della loro identità. Tuttavia, Kaifeng non è stato di un caso isolato: l’iscrizione in una stele registra la presenza di un insediamento ebraico nel 1461 a Ningpo; inoltre, quando Marco Polo, alla fine del 1200, tornò dal suo viaggio in Cina, raccontò di aver sentito di comunità ebraiche a Pechino, Hangzhou e Quanzhou. Nell’età moderna, poi, le attività mercantili di molti Ebrei, seguendo la cosiddetta Via della Seta, giunsero nei principali centri cinesi. Così, verso il 1840, la presenza ebraica si stabilì a Hong Kong (che era sotto il dominio della Gran Bretagna) e in altre città portuali, su tutte Shanghai. Gli ebrei, giunti soprattutto dall’Iraq e dall’India, stabilirono qua una fiorente comunità, dedita soprattutto al commercio in un’area strategicamente ed economicamente molto importante; alcune famiglie, come i Sassoon, i Kadoorie e gli Hardoon divennero presto note per i loro successi personali nel campo degli affari. Spesso poi la conoscenza delle lingue portò molti Ebrei a fare da interpreti o persino da diplomatici; altri ancora furono medici o insegnanti. L’assenza di persecuzioni religiose in Cina consentì alla comunità di Shangai di crescere in continuazione nei decenni successivi, fino ad arrivare a 25mila persone: molti vi giunsero per fuggire dalla rivoluzione bolscevica in Russia, mentre un’ampia ondata provenne dalla Germania nazista e dai Paesi dell’Europa centro-orientale negli anni ’30 e ’40. Questa presenza ebraica, eterogenea nella sua provenienza, contribuì ad ampliare il carattere già cosmopolita della città di Shanghai. L’invasione giapponese in Cina nel 1942 portò alla chiusura degli Ebrei nel ghetto, ma il governo di Tokyo si oppose fermamente alla “soluzione finale” proposta da Hitler, cosicché gli Ebrei di Shangai si salvarono quasi tutti. Dopo la guerra, molti degli immigrati più recenti abbandonarono la città cinese per fare ritorno nelle proprie patrie, mentre altri si diressero verso Israele o negli Stati Uniti. L’avvento di Mao nel 1949 non modificò l’atteggiamento cinese verso gli Ebrei, che non subirono alcuna discriminazione. Ciononostante, negli anni ’50, la comunità fu smantellata, viste anche le esortazioni provenienti dallo stesso Mao a trasferirsi nella patria assegnata al popolo ebraico. Ad oggi la presenza ebraica in Cina è quasi nulla. Restano degli Ebrei ad Hong Kong, che è stata sotto il dominio britannico fino al 1997; vi sono poi i circa 200 discendenti della comunità di Kaifeng, sebbene ormai abbiano perso sia le tradizioni che i tratti somatici caratteristici[18].

Ebrei di Kaifeng

Ebrei di Kaifeng

Nel contesto europeo, il medioevo fu un periodo difficile per gli ebrei, su cui pendevano varie accuse pretestuose[19], che pesavano enormemente in una società feudale e legata alla Chiesa. I pregiudizi religiosi di quest’epoca furono ratificati dal IV Concilio del Laterano del 1215. I provvedimenti presi dalla Chiesa in quell’occasione ribadivano alcune discriminazioni in atto già da secoli, come l’esclusione degli ebrei dalle cariche pubbliche, in atto già dai primi tempi della cristianizzazione dell’Impero romano; li costringevano poi a girare con segni distintivi, come un pezzo di stoffa gialla sui vestiti o un particolare cappello; permettevano il prestito di denaro, che parallelamente era vietato ai cristiani. Queste discriminazioni erano il preludio al periodo delle espulsioni, non sconosciute in passato, ma che ebbero un rilievo determinante nelle dinamiche migratorie ebraiche di quest’epoca.

Il primo paese a cacciare gli ebrei, mentre il Medioevo passava allo zenit, fu quello che li aveva ammessi per ultimo. L’ondata di massacri, che si ebbe in Inghilterra al momento dell’ascesa al trono di Riccardo Cuor di Leone, ebbe importanti conseguenze. […] Il 18 luglio 1290 (ed era per tragica coincidenza il 9 del mese di Av, giorno in cui un solenne digiuno commemorava la caduta di Gerusalemme) fu pubblicato un decreto che imponeva a tutti gli ebrei di lasciare il paese nel termine di poco più di tre mesi[20].

Riccardo Cuor di Leone

Riccardo Cuor di Leone

Quello britannico fu il primo caso di espulsione dell’intera popolazione ebraica, basata sull’accusa agli ebrei di esercitare l’usura. Ma un’altra menzogna era in procinto di essere diffusa nell’Europa medievale e sarebbe perdurata anche nei secoli seguenti: la calunnia del sangue, il mito secondo cui gli ebrei avrebbero usato il sangue dei bambini cristiani per i propri riti e in particolare per la fabbricazione del pane azzimo (la matzà) destinato al consumo durante la Pasqua ebraica (Pesach).

[13] Paul Kriwaczek, Yiddish. Ascesa e caduta di una nazione, Lindau, Torino, 2010, p.73-74.
[14] Si veda l’unità Antisemitismo, paragrafo “L’antisemitismo nel medioevo fino all’anno mille”.
[15] Si veda l’unità Antisemitismo, paragrafo “Il basso medioevo. Gli ebrei e il denaro: la nascita di un pregiudizio”.
[16] Maristella Botticini, Zvi Eckstein, I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492, Università Bocconi Editore, Milano, 2012, p. 43-44.
[17] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962 p. 261-262.
[18] Daniele Toscano, Quando Sion era nel Chatai, in Shalom. Mensile ebraico di informazione e cultura, giugno 2013, p.22.
[19] Si veda l’unità Antisemitismo, paragrafo “Il basso medioevo. Gli ebrei e il denaro: la nascita di un pregiudizio”.
[20] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962 p. 340-346.

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