Ebrei e società civile

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Percorso didattico: I diritti civili
“L’esistenza del popolo in esilio […] è precaria quanto quella di una montagna appesa a un filo”
Abraham Yoshua Heschel

INTRODUZIONE

Gli ebrei hanno vissuto e vivono tuttora nelle più varie parti del mondo, in seguito a migrazioni ed esodi[1]. Nel corso dei secoli, hanno dovuto definire se stessi e regolare la propria vita sociale in ragione di una fede, al di là dell’origine remota da un territorio e da una nazione specificamente ebraica. La dispersione in luoghi e paesi diversi ha portato, in ogni epoca storica, il popolo ebraico a contraddistinguersi sempre per essere unito dalla religione, da un forte senso di appartenenza alla propria comunità, da una serie di principi morali, dal mantenimento di tradizioni secolari. Tutto ciò ha reso l’essere ebreo una componente fondamentale, un aspetto essenziale dell’identità. Questo sentimento ha generato anche pregiudizi e luoghi comuni, secondo i quali esisterebbe una solidarietà fra gli ebrei che va oltre i sentimenti provati nei confronti degli altri individui, ma soprattutto una cosiddetta “doppia lealtà”, per cui la fedeltà allo Stato di appartenenza sarebbe messa in discussione da un legame più stretto con questo aspetto identitario. Questa accusa è stata mossa agli ebrei in ogni epoca: dall’antichità all’età moderna, quando era diffuso l’antigiudaismo di matrice cattolica, il quale era basato sull’accusa di deicidio, ossia la colpa, ritenuta specifica e perpetua, di avere provocato l’uccisione del Cristo, e sulla teoria della “sostituzione”, secondo cui i cristiani avevano “sostituito” gli ebrei come “nuovo popolo di Dio”[2]; si aggiungevano il mancato riconoscimento dell’autorità papale, e più in generale dei principi della religione cristiana. L’universalismo illuminista, dalla fine del ‘700, ha poi coinciso con un paradosso: da un lato si è trattato del momento dell’emancipazione, ma parallelamente gli ebrei sono stati sollecitati ad assimilarsi, quindi a perdere la propria identità. Dal XIX secolo, con il consolidarsi degli Stati nazionali in Europa, si è creato il mito della doppia lealtà, per cui era messa in dubbio la fedeltà degli ebrei agli Stati di appartenenza a causa di una presunta prevalenza della solidarietà interreligiosa che travalicava anche i confini nazionali. Oggi l’accusa riguarda il legame con Israele: la quasi totalità degli ebrei mantiene un legame spirituale con la Terra dei Padri, citata nella Bibbia ed evocata in numerosi salmi e preghiere, ma ogni ebreo è altrettanto legato ai propri paesi, con i relativi usi, costumi, lingua, tradizioni. I riscontri empirici nella storia contemporanea lo confermano, così come, in questa unità, lo mostrano, dopo una breve illustrazione dell’approccio ebraico alla materia, le biografie di personaggi illustri, testimoni del modo di essere degli ebrei in Italia.

[1] Si veda l’unità sulla Diaspora.
[2] Si veda l’unità sui rapporti tra ebrei e cristiani, paragrafi “Gesù” e “L’impero romano”, e l’unità sull’antisemitismo, paragrafo“L’antigiudaismo cristiano”.

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