Isacco Artom

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Isacco Artom nacque ad Asti nel 1829 da una delle famiglie ebraiche più importanti della città. Nel 1848, partecipò alla guerra contro l’Austria, arruolandosi nel battaglione universitario. Si laureò presso la facoltà di giurisprudenza a Torino. Tra il 1850 e il 1859 collaborò alle testate giornalistiche «Opinione» e «Crepuscolo». Entrò al ministero degli Esteri e, una volta conosciuto Cavour, ne divenne suo segretario: ricoprì missioni diplomatiche importanti, spesso a Vienna, centro politico e culturale d’Europa. Tra il 1860 e il 1861 fu diplomatico presso lo stato pontificio. Nel 1862 venne inviato a Parigi e nel 1867 a Copenaghen come segretario di Legazione. Rientrato in Italia nel 1870, ricoprì fino al 1876 la carica di segretario generale del ministero degli Esteri. Nel 1876, divenne il primo ebreo italiano a sedere nel giovane Parlamento del Regno d’Italia. Morì il 24 gennaio 1900.

Figura di primo piano, nella politica estera del Regno di Sardegna, era stato Isacco Artom, astigiano, (1829-1890), già combattente a Curtatone, prezioso segretario di Cavour e abile esecutore degli ordini suoi. Se pur nell’ombra, molto contribuì a portare a buon esito la politica piemontese: fu lui a preparare per la diplomazia straniera e per la stampa la seconda guerra d’indipendenza, capolavoro dell’arte cavouriana; e a negoziare insieme col Menabrea la pace del 1866. Primo tra gli ebrei europei, ricoprì una carica diplomatica all’Estero quale nostro ministro a Copenaghen. Dell’Artom scriveva su L’Opinione lo stesso Cavour, il 1 agosto 1860, difendendolo dagli attacchi della clericale Armonia: «Non vi sono fatti nella vita politica di cui maggiormente mi compiaccia, che di avere potuto scegliere a collaboratori intimi ed efficaci nel disimpegno de’ negozi più delicati e difficili, prima Costantino Nigra, poscia Isacco Artom. Giovani di religione diversa, ma del pari di ingegno singolare e precoce, di zelo instancabile, di carattere aureo. […]»[4].

L’Artom tentò, nel 1861 ma senza successo, di pervenire alla delicatissima conciliazione fra Chiesa e il Piemonte; poi, tra missioni diplomatiche e direzione del ministero degli esteri, seguitò ad avere molta parte nella condotta degli affari politici internazionali dell’Italia unita[5].

Quando questi [Cavour] morì, il suo [di Artom] impulso fu di abbandonare la vita politica. Ne fu dissuaso, e proseguì nella realizzazione del disegno: segretario generale degli Esteri dal 1870, gestì la complicata situazione internazionale creatasi con la presa di Roma. Quando il 18 marzo 1876 il governo passò dalla destra storica alla sinistra di Depretis, chiese e ottenne l’esonero dalle sue funzioni. Cinque giorni dopo Isacco Artom veniva nominato senatore del Regno, il primo ebreo ad entrare in quel consesso[6].

[6] Guido Bedarida, Ebrei d’Italia, Società Editrice Tirrena, Livorno, 1950, p. 216-217.
[7] Attilio Milano, Storia degli ebrei in Italia, Einaudi, Torino, 1963, p. 365.
[8] http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-08-07/luomo-cavour-sogno-unitalia-080407.shtml

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