Israele oggi

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La trattazione relativa a Israele e al suo diritto ad esistere non si limita alla ricostruzione storico-politica delle vicende che lo hanno coinvolto dal 1948 in poi, ma include anche una serie di elementi che lo hanno portato a essere oggi un protagonista a livello mondiale sotto il profilo culturale, economico, tecnologico, agricolo e per tanti altri motivi. Analizzare nel dettaglio ciascuno di questi ambiti richiederebbe uno spazio particolarmente ampio: si cercherà dunque di dare un quadro d’insieme per comprendere la capacità di Israele di svilupparsi in diversi comparti nonostante il contesto di difficoltà da cui è stato costantemente circondato.

ECONOMIA

La solidità dell’economia d’Israele, Paese membro dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), è testimoniata da numerosi elementi: una crescita annua stabile e robusta, un tasso di disoccupazione in costante contrazione, ricchezza di giacimenti di gas naturale nel sottosuolo, debito pubblico contenuto e un’indiscussa supremazia nella Ricerca e Sviluppo. La conferma di quanto sia fiorente l’economia israeliana arriva anche da diversi istituti di credito internazionali, che ipotizzano una crescita tra il 3% e il 3,8% almeno fino al 2020 compreso. Nel 2016 i consumi privati sono cresciuti del 5,9%, con un miglioramento dell’1,5% del potere d’acquisto per le famiglie, mentre il tasso di disoccupazione è sceso a livelli mai toccati in precedenza (4,8%). Non mancano i problemi, legati soprattutto all’elevato costo degli immobili e a un tasso di povertà da diminuire. Le tecnologie israeliane si sono sviluppate soprattutto nei settori delle infrastrutture (in particolare quelle legate all’energia), del biomedicale e della cybersecurity. Israele detiene anche il primato assoluto per numero di ricercatori e un secondo posto per intensità della Ricerca e Sviluppo. Lo Stato ebraico infatti ha investito in questo campo circa il 4% del PIL, ossia poco meno di 300 miliardi di dollari; a questi fondi si aggiungono una serie di programmi e politiche che promuovono sinergie con i privati per garantire uno sviluppo costante del comparto.

La bilancia commerciale è in attivo proprio grazie all’alta tecnologia, che costituisce oltre 1150% dell’export. L’economia è cresciuta del 4% nel 2016 e le startup locali hanno raccolto 5 miliardi di investimenti dai capitalisti di ventura[29].

 

LA START-UP NATION

Il fatto di essere una terra giovane, senza risorse naturali e senza petrolio ha comunque indubbi vantaggi, primo fra tutti quello di stimolare la fame di innovazione”, affermò Shimon Peres, Presidente dal 2007 al 2014. Israele infatti è diventato la patria di tante nuove imprese, fino ad essere denominato la “Start-up Nation”. Questo fenomeno è stato il risultato di una serie di calcoli accurati della classe dirigente israeliana e di vari fattori che si sono uniti tra loro: l’immigrazione da diverse aree del mondo, spesso di personale altamente qualificato, si è unita alla mentalità aperta della popolazione: è giunto così un contributo di soggetti più propensi al rischio, mentre la diversa provenienza ha prodotto un raffronto tra culture diverse. Il governo, poi, ha promosso la ricerca e la formazione di imprese. Inoltre, il servizio militare obbligatorio, favorisce la capacità di intraprendenza, permette ai giovani di sviluppare nuove competenze e di stabilire numerosi contatti. Secondo dati riportati da Il Sole 24 Ore e da L’espresso nel 2014, le start-up in Israele erano quasi 5mila, il doppio del 2009: circa una ogni 2mila abitanti, una densità senza pari nel mondo. Sono alcune decine gli acceleratori d’impresa, enti pubblici o privati che aiutano con consulenze di tipo strategico e finanziario le imprese a crescere nelle loro prime fasi; circa 60 sono i centri di Ricerca & Sviluppo che hanno aperto in Israele, tra cui quelli di aziende illustri come General Motors, Intel, Microsoft, Samsung, Yahoo. Israele è anche lo Stato con la più alta densità di ingegneri, scienziati e tecnici rispetto alla popolazione (145 ogni 10mila persone); primeggia per pubblicazione di paper scientifici ed è terza per numero di brevetti. L’area intorno a Tel Aviv, con le sue imprese hi-tech, è già stata denominata da tempo come la “Silicol Wadi”, mentre è in ascesa un nuovo distretto, situato nel deserto del Negev, la cui capitale Be’er Sheva sembra destinata a diventare una nuova San Francisco, “il più importante cybercenter dell’emisfero occidentale”, secondo le parole del premier Netanyahu nel 2013, ritenute allora eccessivamente ottimistiche ma ad oggi quasi profetiche.

Di esempi di imprese israeliane se ne possono citare numerosi e in ogni campo, dall’agricoltura alla medicina, ma soprattutto nella tecnologia. Sono infatti numerose le app create in Israele e poi diffuse in tutto il mondo, spesso acquisite da grandi multinazionali. Ma tanti sono gli ambiti in cui questa fantasia si è concretizzata, come l’ecologica bicicletta di cartone o la carta fatta con i detriti di fogna. Ma anche la prima pendrive USB, la “DiskOnKey” fu creata dall’israeliana M-Systems e fu venduta in Nord America dall’IBM nel dicembre 2000; aveva una capienza di 8 MB, cifra assai notevole per l’epoca (circa 5 volte un floppy).


STARTUP NATION, STARTUP REGION: il Lazio incontra Israele

AGRICOLTURA

Israele si è dovuto misurare con enormi difficoltà: un Paese di piccole dimensioni, con scarse risorse idriche e con notevoli differenze climatiche tra il nord mediterraneo e il più arido sud. Questi fattori naturali hanno stimolato le ricerche e portato a importanti scoperte, come l’agricoltura sui terreni aridi, l’irrigazione con l’uso di acqua riciclata e di acqua salina, le coltivazioni in ambienti protetti, la minimizzazione delle perdite con disinfestazioni e con metodi di conservazione dei raccolti, la coltura di nuove varietà di piante e l’allevamento di animali anche in condizioni avverse. Una delle questioni più spinose è sicuramente quella dell’acqua, fondamentale per l’irrigazione dei campi. Il problema della sua scarsità è stato affrontato con l’ideazione di sistemi tecnologizzati che si adattano alle differenti colture, tenendo conto anche del clima e del suolo in questione. Negli ultimi anni è poi aumentato anche l’uso di acqua riciclata: ciò ha portato ad un aumento dei rendimenti con minori costi e meno inquinamento. Questo processo è in pieno svolgimento e ha enormi potenzialità: si prevede che dal 2020 gran parte delle acque urbane israeliane deriverà da acqua marina desalinizzata.

Israele continua a sviluppare idee e metodi per ridurre il consumo di acqua, visto che il suo territorio è in gran parte desertico e questo bene è piuttosto scarso. Il sistema più diffuso in tutto il paese, ed esportato nel mondo, è il sistema di irrigazione “goccia a goccia” che ha giovato ottimi benefici nel risparmio dell’acqua e nell’ottimizzazione nell’irrigazione delle piante, che talvolta può essere regolata attraverso un computer (come nelle palme da datteri in un kibbutz dell’Arava)[30].


Made in Israel: Agriculture

L’irrigazione a goccia su vasta scala é stata introdotta in Israele all’inizio degli anni ’60. I confortanti risultati ottenuti da questo metodo hanno proposto un ripensamento sul rapporto acqua / terreno, in funzione della crescita della pianta, favorendo così la sperimentazione da parte di istituti di ricerca, del Ministero dell’Agricoltura israeliano e degli stessi agricoltori.
Con gli anni, i notevoli miglioramenti tecnologici hanno trasformato i gocciolatori e gli altri componenti degli impianti a goccia; oggi, i migliori prodotti, fra i molti in commercio, sono in grado di garantire la precisione dell’erogazione in qualunque condizione d’impiego e con ogni tipo d’acqua, anche di pessima qualità (acque reflue). […] L’irrigazione a goccia si basa sulla distribuzione dell’acqua vicino alle radici delle piante, nella quantità e con la frequenza più idonea alla coltura. Il numero dei punti goccia in una determinata area varia in funzione delle condizioni climatiche della zona (temperatura, piovosità, presenza di vento, umidità relativa, ecc.) e del tipo di terreno. […] E’ solo la parte del terreno interessata all’irrigazione, quella dove si trovano le radici delle piante, ad essere bagnata; le strisce di terra non irrigate, che rimangono asciutte, permettono all’agricoltore di lavorare nel campo in qualsiasi momento, anche durante l’irrigazione. […] L’uso dell’acqua con l’irrigazione a goccia é più efficiente di qualsiasi altro metodo irriguo per le seguenti ragioni: raccolti più consistenti, con minore quantità di acqua per unità di campo; minore evaporazione che con l’aspersione o lo scorrimento; nessuna influenza del vento sulla distribuzione dell’acqua; distribuzione lenta dell’acqua, per prevenire il ruscellamento, anche in condizioni topografiche difficili; distribuzione dell’acqua più omogenea che con altri metodi di irrigazione. […] L’irrigazione a goccia rappresenta, oggi, il migliore e più efficiente metodo irriguo, capace di garantire agli agricoltori raccolti più abbondanti, risparmio di lavoro, d’energia e d’acqua, grazie alla possibilità di fornire alle piante acqua e fertilizzante, nel momento voluto e nella quantità necessaria[31].


Israele – L’ingegneria agricola di domani. Il padiglione israeliano a Expo 2015

Sorgente di vita – St. 2018/19 – Il ciclo dell’acqua – 16/09/2018. Un impianto di trattamento delle acque reflue in Israele: in un territorio prevalentemente arido e desertico le più avanzate “water technologies” per far fronte alle necessità della popolazione e dell’agricoltura. Dagli impianti di desalinizzazione ai sistemi di irrigazione goccia a goccia, fino al ciclo virtuoso del trattamento delle acque.


IL MONDO ACCADEMICO

Le Università israeliane sono divenute polo di attrazione per studenti di numerosi Paesi. Rappresentano infatti un’eccellenza in diversi settori e hanno progetti con molteplici centri di ricerca e di specializzazione esteri. È il frutto dell’eredità del principio ebraico di coltivare lo studio oltreché la conseguenza di una serie di contingenze che hanno costretto lo stato israeliano a concentrarsi sulla ricerca per sopperire alla carenza di risorse naturali e alle necessità di difesa. L’Università ebraica di Gerusalemme, quella di Tel Aviv e il Technion di Haifa si piazzano da anni ai primi posti nelle classifiche internazionali delle istituzioni scientifiche. Numerosi sono anche gli israeliani che sono stati insigniti del Nobel o di altri riconoscimenti. La percentuale di pubblicazioni scientifiche è almeno dieci volte superiore a quella di altri paesi[32].

Israele pubblica una percentuale enorme (circa l’1%) di pubblicazioni scientifiche, in rapporto al totale delle pubblicazioni nel mondo e, in molti campi, come la chimica e le scienze informatiche, esse hanno un grande impatto professionale nella comunità scientifica mondiale. Relativamente alle dimensioni della propria forza lavoro, Israele ha un numero significativamente alto – più che in ogni altro paese al mondo – di autori che pubblicano lavori scientifici in scienze naturali, ingegneria, agricoltura e medicina; anche la percentuale di pubblicazioni frutto di collaborazioni fra autori israeliani e di altri paesi, è eccezionalmente alto. Per favorire l’integrazione della scienza israeliana nella comunità scientifica internazionale, vengono incoraggiati la ricerca post-dottorale, gli anni sabbatici all’estero, la partecipazione a congressi scientifici fuori dal paese, ma sono anche mantenuti un’ampia gamma di programmi di scambio e progetti comuni a livello di istituti, università e governi, con organizzazioni all’estero come loro controparte. Israele è anche un importante centro di conferenze scientifiche internazionali, ed ogni anno ospita numerose incontri di questo genere[33].

Le università israeliane, nonostante le ridotte dimensioni del Paese, sono dunque numerose e le facoltà si estendono su numerosi ambiti, dai settori scientifici a quelli umanistici[34].

LE FORZE ARMATE: L’ISRAEL DEFENSE FORCE

I continui conflitti in cui Israele è stato coinvolto nel corso della sua storia e la necessità di dover fronteggiare attentati terroristici hanno portato lo stato israeliano a dedicarsi alla ricerca nell’intelligence e nel settore militare. Si è così realizzato un esercito tra i più all’avanguardia del mondo, coadiuvato da servizi segreti altrettanto efficienti. È un percorso iniziato da lontano, quando i primi pionieri si organizzarono per difendere le loro case. Hashomer, Haganà, Palmach, Irgun, Lehi, Brigata Ebraica furono le organizzazioni paramilitari nate prima dello Stato di Israele. Da quelle esperienze nacque poi ufficialmente, su decisione di Ben Gurion, Zahal, l’Israel Defese Force (IDF), il 31 maggio 1948, pochi giorni dopo la proclamazione di indipendenza di Israele. I primi decenni di storia hanno visto l’IDF protagonista nelle guerre contro Stati arabi più numerosi, ma spesso peggio organizzati. Gli ultimi anni, i progressi tecnologici hanno avuto l’obiettivo di combattere il terrorismo e di proteggere la popolazione dagli attacchi di gruppi come Hamas e Hezbollah, che hanno attaccato Israele con lanci di missili dai territori da loro presidiati, rispettivamente la Striscia di Gaza e il Libano meridionale. A questo proposito, la novità più significativa da parte israeliana è stata sicuramente l’Iron dome, la “cupola di ferro”, ossia uno scudo anti-missile.

L’Iron Dome è un sistema di difesa missilistica in grado di proteggere da razzi di corta o media gittata. Nel 2005 […] l’allora Ministro della Difesa Amir Peretz, a sistemi basati su raggi laser o su cannoni antimissile, preferì proprio l’Iron Dome, il cui progetto è stato così sviluppato dal 2007 ed è entrato in funzione nell’aprile 2011, con il primo razzo intercettato sui cieli di Ashkelon. Oggi l’Iron Dome rappresenta una risorsa fondamentale per la sicurezza israeliana, nonché una novità strategica, che ha portato l’IDF a investire molto anche sulla difesa. L’Iron Dome è costituito da tre componenti: un radar che individua il razzo e la relativa traiettoria, un sistema che determina dove il missile atterrerà e quale impatto potrà avere e, infine, tre rampe di lancio con i missili destinati a distruggere gli obiettivi. Questi ultimi sono i missili “tamir”, guidati e molto precisi. Il radar vigila in continuazione l’area da cui provengono i missili e quando ne capta uno nel raggio di 40 miglia ne controlla la traiettoria. Non tutti i missili vengono intercettati, ma solo quelli destinati a creare danni ingenti e a minacciare la popolazione[35].

CYBERSECURITY

Il cyberspazio è diventato la quinta dimensione in cui si combattono i conflitti, dopo terra, acqua, aria e spazio extra atmosferico. Istituzioni e imprese infatti mantengono a lungo i loro dati nei sistemi, lasciandoli vulnerabili di fronte a potenziali minacce. Anche in questo settore, la sicurezza israeliana si è sviluppata notevolmente, visti anche i milioni di cyber attacchi subiti negli ultimi anni. Negli anni queste capacità sono cresciute continuamente: nella prima metà del 2016, questi investimenti sono più che triplicati rispetto all’anno precedente; anche le esportazioni hanno visto un incremento del 15%, facendo di Israele il secondo Paese al mondo dopo gli Stati Uniti in termini di investimenti nella cybersicurezza. Le aziende israeliane si sono anche lanciate alla conquista di mercati esteri, mentre in Israele operano già circa 300 aziende straniere, molte delle quali sono start-up; parallelamente, 25 multinazionali tra cui IBM, Cisco and Lockheed Martin conducono operazioni di ricerca e sviluppo proprio nello Stato ebraico. La crescita di competenze in questo settore è evidente: nel 2015 ben sedici aziende israeliane di cybersecurity erano nella top list di Cybsersecurity Ventures; nel 2016 sono arrivate a ventisei. Un processo virtuoso favorito anche dall’arrivo di investimenti stranieri nel campo della sicurezza informatica, del big data e del cloud computing. E le istituzioni stanno dando il loro contributo, all’insegna di un’efficiente concertazione tra pubblico e privato: nel dicembre scorso, Israele e Stati Uniti hanno firmato un trattato per rafforzare gli sforzi congiunti in materia.

La cybersicurezza non è soltanto questione di capacità tecnica, ma un tema che coinvolge anche la dimensione culturale, organizzativa e regolamentare. “Se non si tiene conto di questo non si comprende appieno il fenomeno Israele, la cui forza risiede in un ecosistema orientato all’innovazione, con un capitale umano altamente qualificato e versatile. La percentuale di investimenti in ricerca e sviluppo è pari a circa il 6 % del prodotto interno lordo, un livello pari a circa il doppio della media dei Paesi OCSE. A questa propensione – rileva Mensi – va aggiunta la stretta connessione tra industria e ricerca”. Il fattore umano, dunque, diviene preponderante: da qui un sistema educativo d’eccellenza, basato sulle sette Università pubbliche, fra cui il Technion, l’Università di Haifa e quella di Tel Aviv (TAU), con il Centro di ricerca interdisciplinare Blavatnik dedicato proprio alla cybersicurezza, attivo dal settembre 2014. “Lo stato di necessità determinato dal difficile contesto geopolitico ha indotto il Paese a organizzare un sistema che vive del continuo interscambio tra ricerca e difesa, protezione dei confini e tutela della sicurezza interna” sottolinea ancora Mensi. Ma le sinergie sono molteplici: “Le Università israeliane sono il più importante serbatoio a cui attinge l’esercito: vivono del rapporto costante con i settori tecnologico e militare. A ciò si aggiunge una stretta collaborazione tra pubblico e privato”[36].

TURISMO E TEMPO LIBERO
Nel corso degli anni Israele è diventato anche un’attraente meta turistica. Tra antiche vestigia, divertimenti, musei, richiami religiosi e paesaggi naturali spesso unici ha visto costantemente accrescere il numero di visitatori, attingendo a ogni genere di viaggiatore; anche in alcuni momenti di tensione la presenza dei turisti non è stata scalfita.
Gerusalemme è un mix tra una storia millenaria e una affermata contemporaneità. Rovine archeologiche e luoghi di culto sono tra le principali attrazioni di una città dalle molteplici sfaccettature, ma non mancano ristoranti e locali alla moda. Sede di un patriarcato cattolico-romano, di uno greco-ortodosso, di uno armeno e di un vescovado anglicano, Gerusalemme, come città del Tempio di Salomone, della Passione di Gesù e dell’ascesa di Maometto al cielo, è sacra a ebrei, cristiani e musulmani, in virtù dei luoghi simbolo delle tre religioni monoteiste: vi si trovano infatti il Muro Occidentale, ossia ciò che resta del Tempio di Salomone[37]; la Moschea della Cupola della Roccia, tra i principali luoghi di culto islamici; la Basilica cristiana del Santo Sepolcro, costruita su una preesistente basilica del IV secolo, a sua volta eretta sul luogo tradizionalmente considerato la tomba di Gesù. La città è poi costellata da una miriade di sinagoghe, moschee e chiese, ed è visitata in ogni periodo dell’anno dai pellegrini. La parte antica, la Città Vecchia, è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1981 e all’interno della sua cinta muraria lunga 4 km contiene quattro quartieri distinti: quello ebraico, quello cristiano, quello armeno e quello musulmano.
A Gerusalemme si trova lo Yad Vashem, uno dei più importanti memoriali della Shoah. In questo museo si conserva la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime grazie agli archivi, alla biblioteca, alle testimonianze filmate dei sopravvissuti. Il suo compito è anche quello di ricordare i Giusti fra le Nazioni, ossia coloro che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei. Non solo memoria nella cultura della città: tra i luoghi più importanti, infatti, anche il Museo d’Israele, che annovera tesori come i Rotoli del Mar Morto. Fuori le Mura si trova anche il mercato Mahané Yehuda, un’esplosione di colori e di profumi. A Gerusalemme risiedono poi tutte le istituzioni israeliane: la sede del governo, il Parlamento, la Corte suprema.
I grattacieli, il lungomare, le strade eleganti come Boulevard Rothschild, i locali e i ristoranti alla moda sono invece i simboli di Tel Aviv, “la città che non dorme mai”, un centro dinamico, tecnologico, giovane, innovativo, divenuto celebre soprattutto per le spiagge, i pub, le discoteche, i centri commerciali. Ma Tel Aviv si caratterizza anche per il fiorire di start-up e per l’essere tra i centri più gay-friendly del mondo; è poi un museo a cielo aperto, in quanto qui si è realizzato lo stile d’avanguardia europeo, il Movimento Moderno, che dagli anni ’20 del ‘900 al secondo dopoguerra portò un rinnovamento nel campo dell’architettura, dell’urbanistica e del design. Fondata tra le dune del deserto nel 1909 da un gruppo di residenti del vicino villaggio di Giaffa, guidati dal futuro sindaco Meir Dizengoff, fu costruita da subito su criteri razionali, come intervalli regolari tra le case, ampi spazi verdi, edifici di 3 o 4 piani, una struttura vivibile.
Le attrazioni turistiche d’Israele vanno oltre le due principali città.
A nord, nella verde Galilea, si trovano colline e vigneti. Un luogo ideale per gli amanti del trekking e del rafting. La punta di diamante della Galilea è rappresentata dal Lago di Tiberiade, il più grande lago d’acqua dolce del Paese.
Il Mar Morto, il punto più basso della terra, regala panorami naturali scenografici. Vi si giunge dopo aver attraversato l’arido deserto, che a sua volta offre splendidi panorami. Sulle rive del mare è possibile ricoprire il copro di fanghi benefici; nell’acqua si galleggia come in nessun altro mare: è a 428 metri sotto il livello del mare e la salinità del luogo rende vano qualsiasi tentativo di nuotare.
Il deserto del Negev occupa il 62% della superficie totale del Paese ed è meta di numerose escursioni. Le imponenti formazioni rocciose scolpite dal vento e i grandi crateri rendono il terreno desertico rossastro e lucente. Vi sono tracce delle civiltà del passato e della loro agricoltura, oltre ai siti archeologici. Il Negev offre un’ambientazione inconfondibile anche per la possibilità di incontrare le tribù di beduini, gli abitanti del deserto, i quali sono molto amichevoli e ospitali, rendendo l’esperienza nel deserto ancora più originale e piacevole. Muovendosi nell’area del Negev, si possono scorgere diversi paesaggi. A nord sono presenti spettacolari dune di sabbia. A est si può visitare il deserto africano, con ampie savane e alberi di acacia. Il paesaggio a sud è caratterizzato da granito rosso e nero, che contrasta con i rilievi di arenaria dal colore forte e gradevole. Al centro si trova si trova il Makhtesh Ramon, il più grande cratere naturale del mondo, con le sue ripide scogliere e le sorgenti d’acqua stagionali. Qui si può dormire sotto le stelle, visitare lo zoo e la fattoria degli alpaca o, per gli amanti degli sport estremi, scendere in doppia corda lungo le ripide pareti rocciose.
Cesarea, con i suoi antichi resti, permette una lunga passeggiata indietro nel tempo, attraverso le antiche fortezze, le mura e il mercato dei Crociati costruite secoli fa.
A Masada ancora si trovano i resti di epoca romana[38]. La fortezza di questa città fu costruita da Erode il Grande prima della nascita di Gesù Cristo; è arroccata a 400 metri d’altezza sulla distesa infuocata del Mar Morto. Masada è uno dei simboli di Israele di oggi e di ieri, visto che evoca la resistenza e l’eroismo degli ebrei che scelsero la morte all’oppressione. Assistere al sol levante dalla rocca su cui si erge Masada è uno spettacolo memorabile; si arriva in cima alla fortezza anche a piedi con una passeggiata di un’oretta.
Haifa è la “Capitale del nord”, è la terza città di Israele in ordine di grandezza. È un esempio di felice convivenza tra le diverse etnie nonché sede del Technion, uno dei poli universitari più importanti del Paese. Haifa. D’estate offre le sue spiagge, durante tutto l’anno ha molteplici altre attrazioni: i Giardini Bahá’í, dichiarati dal 2008 patrimonio mondiale dell’UNESCO, come riconoscimento del loro “grande valore universale” come luogo sacro di pellegrinaggio per i seguaci della fede Bahá’í. Ma in ogni angolo della città fioriscono iniziative artistiche e culturali, che hanno come punti di riferimento il Museo della scienza e della tecnologia Madatech, il Museo nazionale della scienza di Israele, il Museo delle arti di Haifa e lo zoo didattico di Haifa, ubicato sul monte Carmel. Haifa offre anche numerosi eventi, come l’Holiday of Holidays Festival, che celebra i festival ebraico, cristiano e musulmano, e il festival internazionale del cinema di Haifa, un evento che dura un’intera settimana e che trasforma l’intera città in un’attrazione cinematografica, con la proiezione di centinaia di film di ogni genere. Nei pressi di Haifa si trova il monte Carmelo, simbolo di bellezza e splendore e destinazione ideale per escursioni e picnic in famiglia.
Akko è una città di grande tradizione culturale e religiosa. Beer Sheva è diventata la capitale della cosiddetta “Silicon Wadi”, il distretto high-tech del Sud.
Situata nell’estremo sud del paese, sul Mar Rosso, Eliat attira gli appassionati della vita subacquea, attratti anche dalla presenza della barriera corallina (e quindi della possibilità di fare immersioni o snorkeling). Qui splende il sole 365 giorni l’anno e ciò la rende una destinazione turistica per eccellenza.


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[29] Elena Comelli, L’oasi delle start-up, Corriere Economia, 24 aprile 2017.
[30] http://www.kklitalia.it/irrigazione-goccia-rugiada-azienda-israeliana/
[31] http://www.netafim.it/article/i-principi-dell-irrigazione-a-goccia
[32] Daniela Gross e Ada Treves (a cura di), Israele, le università dell’eccellenza, Pagine Ebraiche, n.1, gennaio 2013, p.17-18.
[33] http://embassies.gov.il/rome/AboutIsrael/SciencTechnology/Pages/Ricerca%20e%20sviluppo%20nelle%20universit%C3%A0.aspx
[34] https://www.topuniversities.com/where-to-study/asia/israel/guide
[35] Daniele Toscano, … e per fortuna che c’è l’Iron Dome, Shalom, settembre 2014, pag. 14.
[36] Daniele Toscano, Sicurezza sul web? Israele sa come si fa e lo insegna al mondo, Shalom, febbraio 2017, pag. 19.
[37] veda la sezione Sionismo, paragrafo “Popolo ebraico e Terra d’Israele”
[38] veda la sezione Sionismo, paragrafo “Popolo ebraico e Terra d’Israele”

 

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