Una concezione del mondo e della vita
Il dibattito sull’esistenza e sull’idea di Dio costituisce uno dei nodi centrali dell’indagine filosofica e metafisica che da sempre ha interessato l’uomo in ogni epoca e latitudine.
L’ebraismo, pur non essendo riconducibile alla sola dimensione teologica, ha dato origine alla prima grande religione monoteista, affiancata poi dal cristianesimo e dall’islam.
L’idea ebraica è una concezione del mondo semplice e limpida al cui centro sta Dio:
Dio unico, creatore dell’universo, infinito spirito attivo, simbolo e custode del sommo bene morale e della perfetta giustizia[13].
Come noto inoltre, l’ebraismo attende il Messia o, sarebbe meglio dire, l’era messianica.
L’ebraismo crede alla futura unità degli uomini nell’azione del bene, cioè al Messianesimo. Sono i «giorni futuri» del mondo, il mondo avvenire dell’umanità, nei quali regnerà il bene; sono la santificazione della storia e lo scopo della storia. L’ottimismo essenziale del pensiero ebraico, la fede nel Dio buono, nella fondamentale purità e capacità dello spirito umano, nel valore della vita, han dato a Israele questa necessità: di credere che gli uomini possano un giorno, dopo le sofferenze e le cadute, dopo il lungo cammino nel deserto, raggiungere colle loro forze, con la loro fede, la mèta. L’unità degli uomini non può essere una idea astratta o filosofica; la terra non può essere l’eterno campo delle lotte, degli odi, delle divisioni; l’umanità deve tornare una come Dio la volle. Come nel mondo non c’è il male così non ci dev’essere nella storia.
Questo sogno è antico e fondamentale nel pensiero d’Israele e, insieme con il Monoteismo spirituale, è uno dei più bei doni di poesia e di forza ch’esso abbia dato agli uomini. (…)
Anche questa redenzione universale, come tutte le altre che devono risollevare l’uomo individuo, non è una redenzione che venga dal di fuori, ma dev’essere il prodotto della sofferenza, della passione, dell’azione degli uomini[14].
Quello che distingue la dottrina profetica ebraica è non soltanto il suo monoteismo, ma anche e soprattutto la sua insistenza sul carattere etico di Dio come Volontà sovrana, Giustizia infallibile e Amore inesauribile, supremo e perfetto esempio e modello di condotta per Israele e per tutta l’umanità. Il carattere etico di Dio è in un certo senso il prodotto dell’idea del Patto. Questa idea ha lavorato come un lievito nella vita religiosa di Israele.
I Profeti l’hanno sempre mantenuta viva come un incentivo ad avvicinarsi alla mèta etica. Nel nome di Dio essi hanno fatto sentire, per la prima volta nella storia, il messaggio di moralità sociale[15].
L’ebraismo ha un’altra connotazione fondamentale: esso non propone una fede dogmatica, ma piuttosto ha le proprie basi nelle norme di comportamento e nei precetti enunciati dalla Torah, oggetto di studio, dibattito, elaborazione e commento, che ha trovato nel tempo una forma scritta nel testo fondamentale della propria tradizione, il Talmud.
[13] Dante Lattes, L’idea d’Israele (apologia dell’ebraismo), Roma La Rassegna Mensile di Israel, 1951, p. 17
[14] Ivi, 1951, pp. 64-65
[15] Samuel S. Cohon, L’idea ebraica di Dio, Bollettino della Comunità Israelitica di Milano, 1952, p. 17