Il Medioevo

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La centralità della Chiesa e dei suoi princìpi nell’Europa medievale contribuì a relegare in una condizione di isolamento gli ebrei, sempre più spesso visti come l’incarnazione delle paure collettive[14]. Su di loro pendeva l’accusa di “deicidio”, alla quale si aggiunsero quella degli “omicidi rituali” di bambini e della “profanazione dell’ostia sacra”. I provvedimenti varati in occasione dei Concili Laterani III e IV (1176 e 1215) esclusero gli ebrei dalle corporazioni mercantili e artigiane, gli impedirono il possesso di beni immobili, li obbligarono a richiedere ovunque particolari permessi di soggiorno e a indossare segni distintivi nel vestiario.

Dall’XI secolo, le crociate costituirono uno degli aspetti del processo espansivo dell’Occidente cristiano. Pretesto per l’intervento erano le angherie perpetrate ai pellegrini diretti in Terra Santa, ma le radici affondavano nell’ideale cavalleresco della società feudale. I nobili europei infatti vedevano in queste missioni la possibilità di ampliare i propri possedimenti; i nascenti ceti borghesi, invece, vi avevano individuato l’apertura di nuovi sbocchi commerciali. In altri termini, le motivazioni religiose legittimarono gli interessi economici, politici e militari che inducevano realmente all’intervento. Gli ebrei furono vittime delle crociate in quanto individuati come primi “infedeli”, quindi sottoposti a vessazioni e a eccidi in molti paesi europei.

È noto il clima che avvolge la fine del primo millennio e la crescita di entusiasmo religioso che l’accompagna. Sta di fatto che cominciano a registrarsi le prime dicerie sugli ebrei […]. Nella mentalità dei crociati centrale fu l’elemento della punizione da infliggere agli infedeli. Essi, tuttavia, non erano solo in Terra Santa; ce n’erano di assai più vicini, presenti all’interno delle stesse comunità cristiane. […] Tra l’altro, si trattava di saccheggi lucrativi e facili che potevano attirare i molti senza arte né parte. Così, le soldataglie […] lungo la strada per la Terra Santa, presero spesso a bersagli gli ebrei, mettendoli di fronte all’alternativa tra il battesimo e la morte. […] Ci restano le cronache medievali, sia di parte ebraica che cristiana, in cui eguale (ed anche questo è significativo) è l’orrore per questi massacri[54].

Hayez Francesco, Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata

Hayez Francesco, Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata

Anche la liberazione della Spagna dagli arabi può considerarsi una crociata. Poco dopo l’anno 1000, dagli stati cristiani del nord partì la Reconquista spagnola, fino a che con la battaglia di Las Navas de Tolosa del 1212 gli arabi furono costretti a riparare nel piccolo Regno di Granada. Il resto della penisola iberica rimase in balia del fanatismo religioso e dell’intolleranza. Gli ebrei, ai quali non fu più concesso di professare la propria fede, si convertirono o divennero “marrani”, ossia si dichiaravano cristiani ma continuavano segretamente a professare la loro religione[16]. Ma nel corso del XV secolo le condizioni peggiorarono vistosamente: vennero istituiti appositi tribunali (l’Inquisizione) che emanavano pubblicamente le loro condanne nei confronti degli “infedeli”. Verso la fine del 1400 gli arabi furono totalmente cacciati dalla penisola iberica, aprendo così la strada per l’espulsione anche degli ebrei per una completa purificazione. L’editto fu del maggio 1492: entro 3 mesi gli ebrei dovettero abbandonare la cattolica Spagna. Pochi anni dopo, nel 1496, la stessa sorte toccò agli ebrei del Portogallo (dove peraltro si erano rifugiati molti ebrei spagnoli).

[14] Si veda l’unità sull’antisemitismo, paragrafo “Il basso medioevo. Gli ebrei e il denaro: la nascita di un pregiudizio”.
[15] Renato Moro, La Chiesa e lo sterminio degli ebrei, Il Mulino, Bologna, 2002, p. 42-43.
[16] Emanuela Trevisan Semi (a cura di), Conversioni all’ebraismo, Bonanno, Roma, 2016, pp. 183-205.

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